Stefania Salvatore
Il turismo nazionale salvato dagli stranieri? Ecco i numeri di un'estate piuttosto amara
L'estate 2023 in Italia ha deluso le aspettative: la diminuzione dei viaggiatori italiani è stata del 5,7%, ma per fortuna gli stranieri sono aumentati del 3,6%.
Complessivamente sono stati registrati circa 50,5 milioni di turisti nelle strutture ricettive italiane, con 3 milioni di pernottamenti in meno rispetto al 2022.
In poche parole gli stranieri hanno salvato la stagione italiana.
Potrebbe essere riassunta così l’estate 2023 nel Belpaese, che va verso la chiusura con numeri tutt’altro che esaltanti rispetto alle buone previsioni delle settimane scorse.
I dati di Assoturismo Confesercenti relativi ai mesi di giugno, luglio e agosto, infatti, dicono che dopo gli ottimi risultati iniziali i viaggiatori italiani che hanno battuto le coste e città d’arte del proprio Paese sono diminuiti del 5,7%.

Gli stranieri sono cresciuti del 3,6% e sono stati fondamentali per l'economia del vino.
In totale, i turisti registrati nelle strutture ricettive italiane sono stati circa 50,5 milioni, per un totale di circa 207 milioni di pernottamenti, 3 milioni in meno rispetto al 2022.
Turismo in Italia: meno mare, più città d’arte
Uno dei dati più curiosi è rappresentato dalle mete scelte.
Per la prima volta dopo anni di crescita costante, quest’estate abbiamo registrato meno turisti nelle località marine (- 3,2%) e nelle aree rurali e di collina (in diminuzione del 3,1%).
Al contrario, una buona crescita è stata segnalata dalle strutture in città e nei centri d'arte: l'aumento dei turisti è stato del 2,7%.
Stabile invece il numero di chi ha scelto laghi e montagna.

Turismo, gli stranieri in Italia
Come detto, la stagione è stata quantomeno salvata dal massiccio arrivo di stranieri in Italia. Ma da dove arrivavano?
Per lo più si è trattato di francesi, olandesi, statunitensi e polacchi.
In leggero aumento anche gli arrivi dalla Repubblica Ceca, Belgio, Svizzera, Australia, Canada, Ungheria, Spagna e Regno Unito.
Nella norma il numero di turisti dalla Germania, Scandinavia, Corea del Sud e Israele, mentre il calo si è verificato su indiani, austriaci, cinesi e giapponesi.
Quali sono le cause del calo del turismo degli italiani?
Come sempre in questi casi si va alla ricerca di cause e colpevoli.
Il primo indiziato riguarda l’inflazione, che non avrebbe permesso alle aziende di mantenere i prezzi dello scorso anno e, contemporaneamente, ha limitato la spesa di una buona fetta di turisti che ha dovuto decidere - probabilmente a malincuore - di rinunciare a qualche giorno di vacanza (o in alcuni casi all’intera vacanza).
«Un altro fattore che ha toccato pesantemente la stagione estiva è stato la tragica alluvione dell'Emilia Romagna, a cui si sono aggiunte le prolungate ondate di calore e l'incertezza meteo - ha dichiarato Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti -; l'impennata delle tariffe aeree sulle tratte nazionali e le difficoltà operative dei voli da e per la Sicilia; la mancanza del mercato russo ed ucraino, assenti dall'inizio della guerra».

Turismo in Italia, a settembre niente boom
La stagione estiva resta comunque nel vivo, con il mese di settembre che potrebbe portare ancora qualche numero.
Ma da Assoturimo non ci si aspetta niente di clamoroso:
«Per il mese di settembre non c’è ottimismo, anche se la situazione potrebbe migliorare - spiega Messina. Bisogna supportare l'intera filiera dell'economia turistica, utilizzando le risorse del Pnrr per affrontare i problemi storici del nostro turismo, come ad esempio le infrastrutture, e intervenire per contrastare e ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici»
aggiunge il presidente di Assoturimo Confesercenti.
Ed eccoci di nuovo davanti alla radice del problema.
Sarei curiosa di sapere come mai non viene minimamente presa in considerazione l'accoglienza che è ancora lontana anni luce dagli standard minimi richiesti dagli ospiti.
Infatti, ad eccezione di qualche mosca bianca, è sufficiente farsi un giro sui portali di prenotazione e leggere le recensioni per capire quanto ancora ci sia da migliorare.
Poi certo che la situazione internazionale incide, ma questo non significa che ci sia l'obbligo di fare le cose male.
Altrimenti non si spiegherebbe come mai Grecia e Spagna ci abbiano sorpassato (e no, i prezzi non c'entrano proprio nulla).
Se, come sono convinti i "professori", le scelte di viaggio dipendessero dai prezzi (bassi), allora avrebbero vinto a mani basse destinazioni come Cipro ed Estonia.
Eppure così non è stato.
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