Probabilmente tanti di noi hanno approfittato dei primissimi giorni dell’anno per stare in famiglia e ricaricare un po’ le pile. O almeno… io sì.
Anche perché, quello appena trascorso, per la maggior parte degli operatori del turismo, è stato un anno duro, snervante, a tratti quasi frustrante.
Tuttavia, se siamo ancora qui, è perché non ammainiamo le vele tanto facilmente.
Con questo non voglio dire di far finta di nulla e ignorare la potenza dell’onda che ci ha travolti.
Si tratta, più che altro, di una pura constatazione logica.
La stessa constatazione logica che ho fatto - tra un pezzo di panettone e un film divertente - mentre sfogliavo le pagine dei libri di alcuni colleghi marketers del settore turistico.
“Difficile, superato, improbabile”. Ripetevo queste parole tra me e me.
Al di là dei tecnicismi (a tratti fuorvianti), mi rendo conto dell’impoverimento culturale lato accoglienza e attenzione all’ospite.
Certo, capisco quanto sia fondamentale padroneggiare i social, l’advertising, alcuni tool di tracciamento online. Così come capisco l’importanza delle mail personalizzate, degli articoli, di un sito scorrevole e ben leggibile.
In fin dei conti, però, c’è una domanda che rimbalza imperterrita nella mia mente: “Perchè, nei “casi studio” di questi autori, si parla sempre e soltanto di offerta, prodotto e servizio?”
Stanno ignorando un passaggio.
Non sono sicura sia un’azione fatta di proposito, ma è imbarazzante parlare di ospitalità e imbattersi su materiali di marketing che si limitano a lodare la struttura ricettiva e presentare un’offerta.
Non è la sezione “Cosa fare a/in (località)” a dare una marcia in più. O meglio, può succedere nelle località già ambite da un certo tipo di turismo. Anche se rimane un grosso limitatore auto-imposto.
Così facendo si intercetta la domanda diretta e consapevole (e va bene) ma si lasciano sul piatto troppi soldi. Si raccoglie solo la punta dell’iceberg (e della piramide). È un pò come chiedere una cioccolata con panna, armeggiare un cucchiaino e imporsi di assaggiare solo lo strato superficiale. E con il resto del contenuto in tazza come ci comportiamo?
La stessa cosa succede con queste teorie iper-compresse divulgate attraverso libri definiti “Bibbie”, “Vangeli”, “Guide definitive”, ecc.
La verità è che riuscire ad intercettare l’intera piramide non è facile. È un terreno impervio, scivoloso, dove però non è sufficiente padroneggiare la sacra disciplina del marketing.
Concentrarsi sul come comportarsi sui social, come sponsorizzare i post per arrivare a quante più persone possibili, mostrare i pannelli con gli annunci di Google...
aiuta ad accrescere la confusione.
Tutto cambia. Cambiano le stagioni e cambia il clima, così come cambiano alcune dinamiche d’acquisto e le piattaforme pubblicitarie. E, soprattutto, cambiano le valutazioni degli algoritmi nei social: quindi quello che è attuale oggi possiamo considerarlo obsoleto a partire da domani.
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Spero con tutto il cuore che in questo 2022 tutti gli imprenditori dell’accoglienza possano esprimere senza mezze misure tutto quello che più li caratterizza: gestire al meglio la sicurezza, l’intrattenimento e la permanenza delle persone così da ottenere più clienti più felici.
Un grande abbraccio,
Stefi
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