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  • Immagine del redattoreStefania Salvatore

Crudi di mare a € 1.500,00 e bottiglie di vino pregiate a € 32.000,00...non è la Costa Smeralda...

Nel panorama culinario della Sardegna, esiste un luogo dove l'eccellenza culinaria si fonde con il lusso e la raffinatezza, offrendo un'esperienza indimenticabile ai suoi ospiti.


Non stiamo parlando della rinomata Costa Smeralda, ma di un angolo segreto dell'Isola della Maddalena: Porto Massimo. Qui, sorge un ristorante che ha conquistato il cuore dei VIP e degli intenditori del buon cibo: La Scogliera.

La Scogliera si distingue per la sua eccellenza culinaria, proponendo una vasta selezione di crudi di mare pregiati. I clienti possono deliziarsi con una varietà di frutti di mare freschi e prelibati, serviti in un'atmosfera elegante e sofisticata. La qualità degli ingredienti è una priorità assoluta per il ristorante, che si impegna a offrire solo il meglio ai suoi ospiti.

Sebbene la Costa Smeralda sia famosa per i suoi prezzi alti e la sua vita da red carpet, La Scogliera offre un'alternativa altrettanto esclusiva, ma in una location meno conosciuta e più intima. Porto Massimo, con la sua bellezza naturale e la sua atmosfera autentica, è diventato un luogo di ritrovo per coloro che desiderano sfuggire alla folla e godersi una serata di lusso in un'atmosfera più tranquilla e riservata.

Tuttavia, bisogna sottolineare che l'esclusività di La Scogliera si riflette anche nei prezzi. Le prelibatezze offerte, come i crudi di mare pregiati, hanno un costo di € 1.500,00, mentre le bottiglie di vino pregiate raggiungono i € 32.000,00. Questi prezzi possono sembrare elevati, ma riflettono un nuovo trend in continua crescita "la natura incontaminata e la possibilità di mangiare con i piedi sulla sabbia, senza fronzoli".


Il proprietario - Andrea Orecchioni - intervistato a Cartabianca dice: "Le persone possono mangiare da noi e guardare il proprio yacht da vicino".

Anche Flavio Briatore, nella stessa intervista ha detto la sua "Quando qualcuno paga una bottiglia di vino € 30.000,00, lo Stato ne incassa € 6.000,00 di IVA. Perchè avete questo odio contro chi ha più soldi e può spenderli?". Concetti già espressi nel suo libro "Sulla ricchezza. Se l'Italia non vuole il benessere, è perfetta così"

"Apriti cielo". Le parole di Flavio Briatore rivolte a un gruppo di imprenditori e amministratori locali sono risuonate come se avesse bestemmiato in chiesa. Eccola l'Italia che arranca e che sprofonda con tutti i suoi tesori artistici e paesaggistici, l'Italia che non riesce a sfruttare e valorizzare le innumerevoli risorse che la natura e la storia le hanno donato. Perché serve a poco vantarsi di avere il maggior numero di siti Unesco rispetto a qualunque altro Paese, se poi da quell'immane patrimonio ricavi la metà della Francia.


Perché gli stranieri che vengono a trovarci passano sempre meno tempo da noi, e lasciano sempre meno soldi. Però guai a parlare di lusso, che non fa pugni con le vacanze di massa ma ci potrebbe andare a braccetto. Guai a parlare di grandi manifestazioni, bloccate per impedire gli affari dei cosiddetti palazzinari. Guai a parlare di grandi opere, che dovrebbe essere un simbolo per collegare, unire, accorciare le distanze, invece diventano l'emblema del «non siamo in grado di realizzarlo». Eccola l'Italia che si arrende ancora prima di combattere, che rimane ferma ai box e che non prova neppure a scendere in pista. Il Paese nel quale la ricchezza e il benessere non sono obiettivo collettivo da raggiungere, un premio del lavoro, ma una colpa da nascondere. L'invidia sociale come malattia mortale dell'italiano, come diceva Indro Montanelli.


Ma alla fine i conti non tornano, per tutti, se nel turismo l'Italia non ha che un terzo degli occupati diretti della Germania. E se il nostro Mezzogiorno, con i suoi innumerevoli patrimoni dell'umanità, più di tutto il Regno Unito messo insieme, incassa la miseria di 3 miliardi di dollari contro i 45 dell'Inghilterra. Il turismo, ovviamente, non è che un aspetto di questa analisi, ma pure una perfetta cartina di tornasole Se non è il benessere, l'occupazione, la crescita e, sì, la ricchezza ciò che questo Paese vuole per se stesso, allora «siamo perfetti così», dice Briatore. In caso contrario, bisogna cambiare. E in fretta, perché mentre noi polemizziamo immobili con le nostre deprimenti diatribe sui decimali di PIL, gli altri corrono.


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