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  • Immagine del redattoreStefania Salvatore

Turismo e Cultura 4.0 | I fondi del Recovery Plan dedicati alla digitalizzazione delle imprese.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR, più semplicemente detto Recovery Plan) sarà finalizzato a febbraio, ma in queste settimane le bozze si stanno affinando e la battaglia politica sull’allocazione delle risorse sta diventando particolarmente accesa.


È articolato in sei missioni a loro volta suddivise in 16 “componenti”, le quali sono poi suddivise in progetti. Ogni progetto è poi caratterizzato da una serie di “interventi”.


In particolare, la prima missione (M1) è dedicata al tema Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, ed è a sua volta suddivisa in tre componenti dedicate rispettivamente alla P.A., al sistema produttivo e a Turismo e Cultura.





M1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

  • C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione

  • C2 Digitalizzazione e Innovazione del sistema produttivo

  • C3 Turismo e Cultura 4.0

La prima Mission vale 46,1 miliardi e si pone come obiettivo la modernizzazione del Paese, abbracciando la rivoluzione digitale, sia nella pubblica amministrazione che nel suo sistema produttivo, prevedendo le necessarie riforme di sistema, quella della giustizia e il completamento di quella della PA, e infine investendo nei settori che più caratterizzano l’Italia e ne definiscono l’immagine nel mondo: il turismo e la cultura.


I progetti del Recovery Plan per cultura e turismo

La prima linea di intervento della componente, intitolata "Patrimonio culturale per la EU Next Generation", vale 2,7 miliardi di euro e si articola in cinque misure:

  • Potenziamento del piano strategico grandi attrattori turistico-culturali (1,1 miliardi)

  • Piattaforme e strategie digitali per l'accesso al patrimonio culturale (500 milioni)

  • Miglioramento dell'accessibilità fisica (300 milioni)

  • Caput Mundi. Interventi sul patrimonio artistico-culturale di Roma (500 milioni)

  • Sviluppo industria cinematografica - Progetto Cinecittà (300 milioni)

Piano strategico grandi attrattori turistico-culturali

Con un budget di 1,1 miliardi, il Piano strategico grandi attrattori turistico-culturali prevede l’investimento nella rigenerazione del patrimonio culturale e urbano in alcune delle principali città italiane. Si tratta di provvedere al restauro e alla rifunzionalizzazione di complessi di elevata valenza storico-architettonica e testimoniale.

Gli interventi sono principalemente localizzati nelle principali città italiane e condividono tutti la natura di progetti complessi in cui il recupero dei beni del patrimonio culturale è alla base di processi di rigenerazione urbana nei quali, spesso, le amministrazioni locali sono già da tempo impegnate. Nella vasta gamma di benefici economici, sociali e ambientali prodotti da questi interventi ci sono: rafforzamento del valore culturale del sito, aumento dell’attrattiva dei luoghi e maggiore prosperità economica e sociale.


Piattaforme e strategie digitali

500 milioni sono invece investiti su piattaforme e strategie digitali per l'accesso al patrimonio culturale, per incrementare, organizzare e integrare l’immenso patrimonio digitale prodotto nel corso degli anni da archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura, per consentire a cittadini e operatori nuove esperienze di fruizione e per migliorare l’offerta di servizi.

Questo sforzo di digitalizzazione del patrimonio culturale sarà accompagnato dallo sviluppo di una infrastruttura per la raccolta, conservazione e per l'accesso alle risorse digitali, guardando al loro riuso sia per servizi complementari ad alto valore aggiunto sviluppati dalle imprese culturali e creative e da start-up innovative che per fini educativi.


La parte più ampia di fondi spetta alla terza area di intervento, “Turismo e Cultura 4.0”: 2,9 miliardi, calcolati però tra risorse nuove e quelle già pretreviste dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Il progetto “Cultura 4.0: Formazione Turistica e iniziative per “promuovere l’integrazione tra scuola, università, impresa e luoghi della cultura attraverso l’interazione tra le imprese creative ed artigianali con attività di formazione specialistica turistica, archeologica e di restauro” beneficerà di 400 milioni, 500 milioni al Supporto agli operatori culturali nella transizione green e digitale, altri 500 milioni al turismo lento, con il progetto “Percorsi nella storia”, mentre per il miglioramento delle infrastrutture di ricettività e dei servizi turistici, tra risorse nuove e già stanziate, saranno destinati 1,5 miliardi.


Sono queste le cifre più importanti spese o programmate dal Governo Conte-bis per sostenere il comparto turistico, che vale circa il 13% del Pil italiano, con il solo settore alberghiero che nel 2020 ha registrato perdite per circa 18 miliardi, secondo quanto riportato da Confindustria Alberghi, a fronte di un calo dei turisti stranieri del 70% circa e un picco negativo del -76,3% per le presenze complessive nelle grandi città a luglio, agosto e settembre 2020 (fonte Istat). Manca il “conto” invernale che ancora deve essere presentato. E che ci si aspetta sarà salato.


Sono fondi sufficienti? Per molti è il solito fraintendimento che da anni mina la piena valorizzazione di un’industria vitale per l’economia italiana come quella del turismo. La cultura è una componente importante del comparto dei viaggi, ma non è l’unica. Sovrapporre i due piani significa mettersi nelle condizioni di non poter comprendere fino in fondo le esigenze delle imprese del settore.

Le misure fin oggi emanate dal governo per il settore sono importanti ma non sufficienti.


Gli indennizzi, in particolare, sarebbero ancora tarati sui fatturati di aprile, che per gli hotel rappresenta un mese di transizione e quindi poco significativo in termini di performance.

Non solo: di alberghi non c’è menzione del decreto Natale, mentre le strutture ricettive continuano a dover pagare imposte come il canone Rai o la Tari, anche per i lunghi periodi in cui sono rimaste forzatamente chiuse. Ecco allora che ritorna ancora una volta la richiesta di reimpiego dei fondi avanzati con il bonus Vacanza. Un’iniziativa che, seppur in parte comprensibile, non ha evidentemente sortito i frutti sperati, visto che dei 2,4 miliardi di euro stanziati sono stati emessi voucher per poco più di 800 milioni di euro.


Ancora una volta gli imprenditori dell'ospitalità non sono ascoltati e attendono misure allineate al loro rischio, il problema di affiancare il turismo alla cultura è ormai vecchio, ma a quanto pare irrisolto.

Sono convinta che debbano iniziare a nascere associazioni che tutelino veramente il settore dell'ospitalità, questo articolo vuole essere un mio primo sondaggio e richiesta di confronto.


Un abbraccio


Stefi






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